Il momento dell’adesione dovrebbe essere uno dei più
belli ed entusiasmanti della vita associativa.
L’adesione
all’A.C. è dire il proprio sì ad un ideale di vita; per molti
questo sì è nella linea della fedeltà, per altri è
l’occasione per un primo incontro con una esperienza di cui
hanno sentito parlare e che vogliono fare propria.
Non si può essere
di A.C. per qualche mese o per qualche anno, perché essa si basa
su un ideale che non è temporaneo. Essa vuole proporre ai laici
cristiani un modo di vivere con maggiore pienezza la vita
cristiana, un ideale che si accoglie come una chiamata di Dio ad
essere nel mondo e nella chiesa secondo uno stile evangelico. I
laici di A.C. sono persone che amano la vita e amano il loro
tempo, un tempo nel quale sono chiamati da Dio ad essere “sale
della terra e luce del mondo”.
Essere di A.C.
significa assumere la vita della Chiesa come la vita della propria
famiglia, vivendo in essa con spirito di figli. Lo Statuto dell’A.C.
dice che chi aderisce all’associazione fa sua la stessa finalità
della Chiesa, cioè l’evangelizzazione, con il compito di
portare il Vangelo in maniera comprensibile alle persone del
proprio tempo e del proprio ambiente.
Si è di A.C.
perché si ha il desiderio dell’incontro profondo tra le
persone, perché si conosce la bellezza e la fatica del mettersi
insieme per costruire fraternità in vista della testimonianza
cristiana. Tutto ciò è particolarmente importante nel tempo in
cui viviamo, fatto di grandi solitudini e individualismi che
spesso generano sofferenza ed emarginazione.
E se qualcuno ci
chiede si sia necessaria una tessera per essere buoni cristiani
impegnati , rispondiamo che l’adesione è il gesto con cui una
persona si impegna a contribuire con la preghiera e la propria
disponibilità alla vita dell’associazione. Quanto, poi, al
sostegno economico, esso è il mezzo attraverso cui l’A.C. può
continuare ad esistere e a mantenersi libera.
La nostra
associazione parrocchiale, che ha una
lunga tradizione, sta vivendo le difficoltà che in tante
altre realtà hanno portato addirittura alle fine di questa
esperienza. Alcuni aderenti non rinnovano la loro adesione per
motivi che noi rispettiamo, soprattutto in un periodo di crisi
come questo che stiamo vivendo, ma dobbiamo chiederci
se non sia anche nostra responsabilità non aver saputo proporre
un modello di vita associativa che entusiasmi e faccia superare le
difficoltà che spesso si incontrano a livello personale e di
relazioni tra i soci e tra i gruppi. Essere famiglia associativa
significa accogliere le persone quando ci sono, cercarle quando
per un po’ di tempo perdono i contatti con noi.
Perciò invito
tutti a vincere l’abitudine che non ci fa più apprezzare la
bellezza di ciò che stiamo vivendo e ci fa dimenticare che essere
di A.C. è una chiamata di Dio e non una nostra iniziativa o il
non saper dire di no alle persone che ci hanno avvicinati.
Do
pertanto il benvenuto ai nuovi soci e auguro loro di
trovare occasioni di arricchimento per la loro vita spirituale e
umana, a tutti gli altri auguro di ritrovare quell’entusiasmo
con cui si sono avvicinati per la prima alla nostra associazione.
Invochiamo
l’aiuto di Maria, la donna del sì, affinchè ci aiuti nel
difficile compito del servizio a Dio e ai fratelli.
Voglio infine
ricordare la necessità della formazione e gli appuntamenti che
riguardano noi adulti: la quarta domenica del mese, dopo la messa
vespertina, per le coppie; il 2^ e il 4^ giovedì del mese, alle
ore 16,30, per tutti
gli altri.
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